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I Bonsai dell'eretico (articolo, 1995)


Parole chiave: Bonsai, Aesculus, Sophora, Quercus


   Ho uno strano rapporto, io, con i bonsai, se un purista può chiamare (e ne dubito) bonsai i miei. Attualmente ne possiedo due, e non li ho comprati, ma ME LI SONO FATTI IO! In passato ho avuto tra altri una Quercus Robur, che mi morì al quinto anno, per l'accidentale rottura del fittone durante il travaso, ed un Aesculus Carnea, purtroppo di pessima riuscita.
   Il piccolino degli attuali due ha nove anni, nato da seme, ed è una Sophora Japonica (non pendula). Si è spontaneamente contorto, ma mi dà ancora qualche problema per la dimensione delle foglie, che sono pennate, e pur già notevolmente ridotte tendono a superare la dimensione del fusto. Per cui sono costretto a dimezzarne la lunghezza anno per anno. Con le forbici!
   Ma il mio orgoglio è l'Aesculus Hippocastanum, che feci germogliare nell'autunno del 1973. Quest'anno compie i ventidue. Già da 4 anni gli ho dato le chiavi di casa... E' alto 30/35 cm, tronco diritto leggermente conico, e quando la potatura la faccio bene - non tutti gli anni riesco a farla nel momento giusto, ehm! - le foglie più grandi hanno il diametro massimo di circa 10 cm. Lo trapianto ogni due anni, e non vive in un vassoio, per ora, ma in una cassettina di cotto di 35x15x15, che mi permette di tenerlo agevolmente sul mio microterrazzino per tutto l'anno.
   Quello che non mi piace nei bonsai che si comprano è quell'aria finto-nipponica, quei contorcimenti dei rami che se hanno un aspetto naturale in Giappone qui da noi molto spesso sembrano piuttosto delle caricature. Mi affascina invece la miniaturizzazione dell'albero cui però, per mie personalissime fisime, cerco di conservare l'aria casareccia dei nostri alberi. Quindi io non applico né fili di rame, né apparecchiature ortopediche. Mi limito ad oculate potature e sgemmature, allo sfoltimento periodico delle radici, alle pulizie e concimazioni. Al massimo a volte uso dei tiranti, di spago, previe opportune protezioni per la corteccia, per costringere in orizzontale qualche rametto che tenderebbe a puntare troppo in su. Gara dura, quasi impossibile, con l' Ippocastano, che ha un legno rigido e durissimo anche nei rami più giovani.
   Mica tanto ortodosso, vero? A volte penso ai vituperi di cui mi coprirebbero certi amici dei centri bonsai, se vedessero le mie due bestiole... Comunque Ippocastani ventenni, come il mio, credo che ne esistano pochini, in Italia. Un giorno lo mostrerò a qualcuno che sia in grado di capire...



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