Ippocastano bonsai (24-4-2000)
Parole chiave: Bonsai; Aesculus hippocastanum;
Ippocastano;
Anche io ho provato a mettere in vaso un ippocastano,
partendo tre anni orsono da un seme. Ancora non ho mai effettuato nessuna
potatura e le foglie (stanno spuntando!!) sono di dimensioni normali. Sul
mio sito c'è una foto della scorsa primavera.
Elia I. - Fabriano
Andrò subito a vedere la foto del tuo Hippo.
Dopo la germinazione e le prime messe di foglie, io il mio lo lasciai
semi-abbandonato su un terrazzone al sole vento e gelo per alcuni (forse
due) anni. In fondo, pensai, i professionisti giapponesi che vanno sulle
montagne a cercare soggetti pre-bonsai per le loro collezioni, scelgono
sempre quegli esemplari (sani, comunque) che più hanno sofferto le
intemperie. E la cosa funzionò... forse con un po' di fortuna e di
buona volontà da parte della piantina ;@).
Per ridurre la dimensione delle foglie, ogni anno, in autunno avanzato, ho
sempre tolto manualmente (voglio dire svellendole delicatamente con le
dita) tutte le gemme apicali già formate in cima ad ogni ramo.
In questo modo durante l'inverno prendono forza le due che stanno
immediatamente sotto. In primavera quindi il ramo mi si biforca in due
getti e anno per anno le foglie nascono sempre più ridotte in
dimensione.
Mica che ci si possa aspettare di ottenere foglioline microscopiche. Adesso
le foglie del mio eretico hanno mediamente un diametro complessivo (intendo
il giro delle 5 foglioline) di circa 10 cm. Ce ne sono anche di molto
più piccole, ma anche alcune di molto più grandi che elimino
con le forbicine giapponesi da bonsai.
Per la scelta ed il trattamento dei terricci, ovviamente riveduti e
corretti all'italiana, mi servì molto il vecchio libretto della
Edagricole: Kenji Murata - I Bonsai.
Non so se sia ancora in vendita: credo che sia stato il testo base per i
pionieri italiani di quest'arte.
Tienimi al corrente sugli sviluppi dell'albero. Io ho intenzione, in
autunno, di provare a fare un tiglio e un bagolaro. Iniziare una piccola
collezione di alberi da città.
Non è mai troppo tardi: mi ha sempre commosso la storia di quei due
anziani appassionati giapponesi che si misero ad allevare bonsai di
quercia, dalla ghianda, all'età di 82 anni. Ottimismo... ;@)
Larkie
(23-3-2000)
Ciao, sono Mimma (studentessa di scienze forestali e di belle speranze)
Anche io ho un bellissimo ippocastano che non vedo da tanto e che non so
come curare: ti prego dimmi come farne un bellissimo e nodoso albero non
necessariamente nano, ricordo del mio più caro amico (lo stesso
della magnolia e dello strobo): dove lo devo tenere?In vaso o in terra?
Al mare o in montagna o in collina?Vicino o lontano(cioè: di quali
cure abbisogna?)
Mimma G. - Bari
Oh benesperante Mimma.
Mica è chiaro, il tuo appello pro-aesculus. Da quanto non lo vedi?
Anni? Dove sta attualmente? Vaso, terra? In quale regione della terra?
Se lo vuoi tenere in terra, e dismettere l'idea di farne un bonsai lo puoi
mettere dove vuoi, non ha problemi. Al sole, naturalmente, e facendo in
modo che stia ad una distanza di almeno 15 metri da ogni altro albero. Ma
questo vale per tutte le piante di alto fusto...
Se invece è in vaso e ce lo vuoi tenere devi per forza nanizzarlo. I
tuoi professori di foresteria ti hanno detto che diventa alto fino a 40
metri? ;@))
Mi accorgo che nelle righe precedenti ho sparpagliato qua e là ben
otto interrogativi: quando avrò l'età del papa dovrò
chiedere scusa anch'io per questa specie di Santa Inquisizione...
Nanizzarlo non è una cosa semplicissima, ma per me è stata
un'utile scuola, come anni di apprendimento intensivo sul campo a tu per tu
con gli alberi.
Vorrei raccontartene la storia.
Lo trovai in fasce in un parco bolognese, novembre del 1971: aveva appena
cacciato fuori il germoglio dalla castagna e lo misi in un vaso,
così, tanto per non lasciarlo morire. Poi praticamente, e quasi
volutamente, me lo dimenticai per due anni, in un terrazzone sul tetto
battuto da venti gelidi e da sole calcinante. Passavo ogni tanto (ma
proprio tanto!) a dargli un pochino d'acqua. Crudele sperimentatore... il
fatto è che resse benissimo e prese fin da giovane quell'aspetto un
po' sofferto che hanno i vecchi alberi.
Al terzo anno mi piaceva proprio e decisi di occuparmene seriamente. Lo
tolsi dal vaso in primavera, gli accorciai con decisione le radici facendo
attenzione a non danneggiare le principali, e lo misi in una cassettina di
cotto di circa 35 x 20 (forse qualcosina in meno) allargando per bene nel
terreno quel che restava delle radici. Poi -eravamo ai primi di marzo-
presi le cesoie e ne tagliai la freccia (quel ramo che punta verso l'alto a
continuazione del tronco) all'altezza di circa 25 cm dal terreno lasciando
solo i quattro rami laterali di cui era fornito. Da questi, con la punta
delle unghie, tolsi poi tutte le gemme apicali che già cominciavano
ad ingrossarsi, avendo cura di non danneggiare le due gemme minori che
stavano subito sotto ad ognuna.
Avevo qualche cognizione di come dovesse essere trattato un bonsai, ma non
ho mai avuto l'intenzione di farne un bonsai. Giusto un albero nano, che
potesse restare per tutta la vita in vaso.
Ecco. Nei successivi 25 anni, a marzo, ho sempre ripetuto le medesime
operazioni sulle gemme apicali, più qualche sfrondatina a qualche
ramo che tendeva a crescere disordinato. Ogni due anni ho eseguito
un'operazione di travaso, taglio delle radici e spuntatura delle barbe
radicali nuove.
Naturalmente nei rinvasi tolgo sempre, con l'aiuto di un bastoncino da
pranzocinese, anche la terra, quasi tutta, che sta fittamente imprigionata
tra le radici e la sostituisco con terra fresca, setacciata e mischiata con
buona composta casalinga. Uno strato più sabbioso nel fondo e poi
via via sempre più ricca salendo.
Nella cassettina di terracotta originale ce l'ho lasciato fino a tre anni
fa.
Quando mi sono reso conto che non ce la faceva più ho comprato una
conca di terracotta di diametro 35; ed è lì che abita
tutt'ora e ci resterà per almeno altri sei anni. Se la natura
darà vita a lui e a me... ;@)
Ah. Altre operazioni che ho fatto nel frattempo.
- Ad ogni rinvaso lo tiro sempre più in alto di qualche frazione
di cm. Così ora, alla base del tronco, affiora un bel groppo di
radici contorte e nodose che si allargano sulla superficie del terreno
prima di affondarsi a succhiare il nutrimento.
- Il tronco, tra l'attacco delle radici e i primi rami, misura circa 22
cm. Ogni tanto con un cutter, in aprile quando sono sicuro che la
vegetazione ha ripreso con decisione, pratico su questo tronco delle
incisioni verticali dalla base verso l'alto lunghe circa 8/10 cm,
abbastanza profonde da passare attraverso la corteccia fino al legno.
Questo permette al tronco di ingrossarsi di più nella parte incisa
in modo che ha preso col tempo una forma un po' conica, più grossa
sotto e più stretta in alto. In un paio di anni le cicatrici delle
incisioni scompaiono naturalmente.
Una preoccupazione particolare, nell'ippocastano, sono le foglie.
Bisogna ripararlo accuratamente dal vento quando le foglioline nuove sono
ancora fresche e tènere: il vento le strapazzerebbe malamente con
grave danno per l'aspetto dell'alberello per un anno intero. Poi quando le
foglie sono già tutte mature ed hanno assunto un bel colore verde
scuro, con una forbicina devi tagliare alla base del picciuolo tutte quelle
che sono troppo grandi e che tolgono aria alle sottostanti.
Un po' di concime liquido nell'acqua di annaffiatura ogni 10/15 giorni non
guasta assolutamente.
Nell'annaffiare bisogna fare attenzione che il terreno superficiale non
venga mosso e che non vi si creino dei buchi: io preferisco dare acqua dal
sottovaso, ma dosando la quantità in modo che se la assorba in non
più di due ore, e che poi il sottovaso resti asciutto.
Non lo porto mai in casa, neppure in inverno. In estate sotto il pieno
sole, ma quest'inverno, che è stato freddo assai, ne ho protetto il
vaso con dell'argilla espansa e non ha sofferto neppure quando l'Italia per
parecchi giorni è stata un blocco di ghiaccio.
Mi fermo qui.
Proverai anche tu? Se qualcosa non è stato chiaro, chiedimi lumi e
ti darò ulteriori spiegazioni.
Larkie
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